IL GRANDE DITTATORE

 

Il miglior film antinazista non è stato girato da Hollywood, ma dall’ebreo Charlie Chaplin nel 1940, ancora prima di Pearl Harbour e dell’intervento americano nella seconda guerra mondiale. Ne Il grande dittatore,  Charlie Chaplin ebbe l’audacia di rappresentare Hitler e di condannare esplicitamente l’ideologia nazista, anche se non poteva ancora intuire la vastità della barbarie che avrebbe caratterizzato e sconvolto tutta l’umanità.  Nel grande dittatore abbiamo visto delle scene tanto geniali da rimanere per sempre nella nostra memoria collettiva. Quali a tuo giudizio? Che messaggio esprimono? Perché il regista utilizza brani musicali di Wagner e di Brahms?

Questo è il  pensiero sulla dittatura del protagonista  e, più in generale, sulla guerra e lo spreco di energie che gli uomini mettono in atto per rivaleggiare e distruggersi tra loro, quando dovrebbero solo impegnarsi per la pace e l’armonia. Ne riporto uno stralcio.

“Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore: non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l’avidità ci ha resi duri e cattivi; pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità; più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto.”

Esponi le tue riflessioni in proposito.

È possibile mescolare dramma e commedia su un argomento considerato tabù? Se è vero, come detto da molti, che per l’Olocausto non possono esserci né parole né artisti, negli ultimi anni alcuni film hanno “osato” mettere in commedia l’orrore. Tu, cosa ne pensi? Confronta  Chaplin  con opere recenti come La vita è bella (Roberto Benigni, 1997) e Train de vie-Un treno per vivere (Radu Mihaileanu, 1998).